venerdì 30 novembre 2012

Teatro Comunale Vittorio Alfieri

presenta

Ascanio Celestini 

in

“PRO PATRIA” 

Venerdì 30 novembre ore 21.15

produzione Fabbrica
La patria non si discute. Ma di patria si può parlare. Specie se ti
chiami Ascanio Celestini e se la patria, la tua, non se la passa tanto
bene 150 anni dopo la sua creazione. Non è una lezione di storia.
Semmai una pagina di vita, come poteva essere, fogli mancanti
nell’album del Risorgimento, occasioni irrimediabilmente perdute.
È una storia rivoluzionaria, di rottura col passato e immaginazione
del futuro. Incentrata sulla vicenda della repubblica romana del 1849,
il momento in cui si realizzano altre voci e altri progetti, come quello
del suffragio universale (maschile) e dei beni ecclesiastici riconsegnati
al popolo. È l’altro risorgimento, quello uscito sconfitto, quello
dell’intellettuale europeista Mazzini e del condottiero cheguevarista
Garibaldi, non quello di Cavour e Vittorio Emanuele, ragionieri
della ragion di stato, politicanti da salotto, inseriti a pieno titolo nelle
trame dello scacchiere internazionale, sabaudi con aspirazioni sudiste,
che più che all’unità del paese pensavano all’annessione di Roma e
del sud. Non è un caso che il “primo” Re d’Italia sia stato Vittorio
Emanuele “secondo”. Dall’altro lato Mazzini morì nel 1872 quando
l’Italia era unita. Non solo non fu considerato un padre della patria,
ma per le istituzioni era un terrorista. Le parole di Metternich, lo
stratega principe degli equilibrismi europei, sono rivelatrici: “Ebbi
a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere
d’accordo tra loro imperatori, Re e Papi. Nessuno mi dette maggiori
fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso…”. Celestini
parte da lontano e arriva ai giorni nostri. Rilancia speranze e
aspirazioni giovanili, afflati universali e sete di giustizia. “Per questo
- ci ricorda Ascanio – la vicenda romana del ‘49 è centrale. Proprio
perché offre un’immagine eloquente di questo slancio che portò
a Roma tanti ragazzi appena ventenni come Luciano Manara,
Goffredo Mameli, i fratelli Dandolo, Emilio Morosini e in fondo
anche Mazzini e Garibaldi erano poco più che quarantenni. Più che
all’immagine retorica che spesso abbiamo del Risorgimento questa
vicenda ricorda Woodstock”.
 
La biglietteria è aperta da un'ora prima lo spettacolo
per Info e costi visitate il link:   http://www.teatrovittorioalfieri.com/teatro
 

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