A TUTTO CINEMA!!
Questa settimana:
VIVA L'ITALIA
di Massimiliano Bruno con Raoul Bova, Rocco Papaleo, Ambra Angiolini, Alessandro Gassman, Michele Placido, Edoardo Leo, Maurizio Mattioli, Rolando Ravello, Sarah Felberbaum, Imma Piro.
Un anno dopo il fortunato Nessuno mi può giudicare,
Massimiliano Bruno torna alla regia per raccontare ancora una volta
l'Italia di oggi, scompre con i toni della commedia. Stavolta, al
centro della storia, c'è il mondo della politica. Tra gli interpreti del
film, Michele Placido, Alessandro Gassman e Raoul Bova, Ambra Angiolini
e Rocco Papaleo.
In seguito a un grave malore, il politico Michele Spagnolo perde i freni
inibitori e dice tutto ciò che gli passa per la testa, diventando una
mina vagante per se stesso e per il suo partito nonché per la sua
famiglia. Corrono a salvarlo i suoi tre figli che poco si sopportano tra
di loro: Riccardo, medico integerrimo e socialmente impegnato, Susanna,
attrice di fiction senza alcun talento, e Valerio, buono a nulla che
deve tutto al padre.
sabato ore 21,15
domenica ore 17,15 e 21,15
produzione Fabbrica
La patria non si discute. Ma di patria si può parlare. Specie se ti chiami Ascanio Celestini e se la patria, la tua, non se la passa tanto bene 150 anni dopo la sua creazione. Non è una lezione di storia. Semmai una pagina di vita, come poteva essere, fogli mancanti nell’album del Risorgimento, occasioni irrimediabilmente perdute. È una storia rivoluzionaria, di rottura col passato e immaginazione del futuro. Incentrata sulla vicenda della repubblica romana del 1849, il momento in cui si realizzano altre voci e altri progetti, come quello del suffragio universale (maschile) e dei beni ecclesiastici riconsegnati al popolo. È l’altro risorgimento, quello uscito sconfitto, quello dell’intellettuale europeista Mazzini e del condottiero cheguevarista Garibaldi, non quello di Cavour e Vittorio Emanuele, ragionieri della ragion di stato, politicanti da salotto, inseriti a pieno titolo nelle trame dello scacchiere internazionale, sabaudi con aspirazioni sudiste, che più che all’unità del paese pensavano all’annessione di Roma e del sud. Non è un caso che il “primo” Re d’Italia sia stato Vittorio Emanuele “secondo”. Dall’altro lato Mazzini morì nel 1872 quando l’Italia era unita. Non solo non fu considerato un padre della patria, ma per le istituzioni era un terrorista. Le parole di Metternich, lo stratega principe degli equilibrismi europei, sono rivelatrici: “Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo tra loro imperatori, Re e Papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso…”. Celestini parte da lontano e arriva ai giorni nostri. Rilancia speranze e aspirazioni giovanili, afflati universali e sete di giustizia. “Per questo - ci ricorda Ascanio – la vicenda romana del ‘49 è centrale. Proprio perché offre un’immagine eloquente di questo slancio che portò a Roma tanti ragazzi appena ventenni come Luciano Manara, Goffredo Mameli, i fratelli Dandolo, Emilio Morosini e in fondo anche Mazzini e Garibaldi erano poco più che quarantenni. Più che all’immagine retorica che spesso abbiamo del Risorgimento questa vicenda ricorda Woodstock”. La biglietteria è aperta da un'ora prima lo spettacolo per Info e costi visitate il link: http://www.teatrovittorioalfieri.com/teatro